Percorso Rosa – Tappa 3Piazzale Isidoro Pestarino (William), targa stradale
Piazzale Isidoro Pestarino (William), targa stradale
Isidoro Maria Pestarino “William” di Carlo e Ghiotto Giulia, nato a Genova 20/09/1920, residente in via Venezia 30/4.
Il 3 marzo del 1944 aderisce alla 1ª Brigata Autonoma militare “Gian Carlo Odino” operante nella zona di Voltaggio, di Bosio e del monte Tobbio dal 01/03/1944. Comandante di distaccamento cade il 19/5/1944 fucilato al Turchino insieme ad altri 58 giovani come rappresaglia per la bomba al cinema Odeon dove morirono 4 soldati tedeschi. MEDAGLIA D’ORO al VALOR MILITARE.
Dopo aver frequentato l’istituto inferiore nel collegio “Calasanzio “, passò all’ ” Ugolini Vivaldi “, per poi diplomarsi ragioniere-perito commerciale all’istituto “Massimo Tortelli” di Genova. Chiamato alle armi nel 1941, frequentò il Corso allievi ufficiali di complemento a Rieti, ove si distinse per intelligenza e vitalità. Nominato sottotenente guastatore nel luglio 1943, fu destinato al 93° fanteria ” Ancona “, dove prestò servizio in qualità di istruttore sulle armi automatiche e gli esplosivi in genere.
Sopraggiunto 1’8 settembre 1943, con il suo reparto combatté per tre giorni contro i tedeschi, ma il presidio dovette arrendersi ed egli, con altri ufficiali, fu fatto prigioniero. I tedeschi gli offrirono la possibilità di riacquistare la libertà a condizione di passare nella milizia fascista. Pestarino rispose che nulla avrebbe sostituito le stellette della sua divisa. Fu allora subito maltrattato, insultato e imprigionato per tre giorni. Non gli venne assolutamente dato cibo, ma, da buon ufficiale guastatore, Pestarino riuscì a superare l’inferriata che gli precludeva la fuga e si mise così in salvo raggiungendo il 16 ottobre la famiglia, sfollata nei pressi di Parodi Ligure (Alessandria).
Sarebbe così divenuto un “ribelle “. Era sul punto di raggiungere una formazione dell’astigiano, quando fu informato che nella zona del Monte Tobbio, presso le cascine Roverno sopra le alture di Voltaggio e di Bosio, era in via di formazione un gruppo di partigiani, per iniziativa del capitano Giancarlo Odino ” Italo “. Subito si associò al movimento ed entrò nelle sue file, divenendo il tenente ” William “. In perfetto affiatamento con ” Italo “, fu da questi nominato comandante di uno dei tre battaglioni che formavano la 1ª Brigata autonoma militare, già forte di oltre duecento giovani provenienti dai comuni dell’alto Ovadese, i quali avevano rifiutato di aderire al bando della Repubblica di Salò che nel febbraio 1944 aveva chiamato alle armi le classi di leva del 1923-24 e ’25.
“William” disimpegnava missioni delicate e pericolose, spingendosi qualche volta anche oltre venti chilometri dalla sua base, in paesi presidiati dai repubblichini (Castelletto d’Orba, Capriata d’Orba, Masone, ecc.) per prelevare armi e munizioni. Una volta si recò a Capriata d’Orba per prelevare tre muli alla milizia fascista; essendosi accorto che erano ancora da domare, li lasciò, preferendo disarmare altrettanti repubblichini. Nella zona operavano due formazioni partigiane, la 1ª Brigata autonoma militare appunto, e la 3ª Brigata “Liguria” costituita in prevalenza da giovani provenienti dalla Liguria, che aveva le sue basi nella zona delle Capanne di Marcarolo.
Queste formazioni incominciavano a preoccupare i nazifascisti. Le loro spie individuarono la dislocazione dei ” ribelli ” e, dopo aver dato indicazioni precise, provocarono l’intervento. Nella settimana santa dell’aprile 1944 improvvisamente si catenò un grande rastrellamento: ventimila nazifascisti circondarono la zona del Monte Tobbio. I partigiani resistettero per quarantotto ore, senza mangiare, senza dormire, morendo e sparando fino all’esaurimento di tutte le munizioni. Le ultime del tenente ” William ” furono due bombe a mano inglesi a grande raggio che provocarono gravi perdite al nemico. Ma la lotta era impari, si combatteva uno contro venti, il nemico incalzava; infine la sua morsa si strinse intorno alla cascina della ” Benedicta “, dove fu catturato con il comandante ” Italo ” e circa duecento suoi partigiani. Qui, in presenza del capitano Odino, ebbe inizio il massacro di novantasette giovani partigiani tra i quali cinque cugini di ” William “. Questi, trovato uno Sten, da un cespuglio fece partire una raffica sopra il plotone di esecuzione che in quel momento aprì il fuoco su cinque partigiani. La sorpresa fece sì che soltanto quattro fossero colpiti a morte. L’altro, Ennio Odino, fu soltanto ferito ad una spalla. Riuscì a mettersi in salvo, ma, preso prigioniero, fu avviato nei campi di sterminio in Germania.
Stremato dalle forze e dalla fame ” William ” venne catturato, con il suo comandante e insieme a quelli scampati alla fucilazione, e portato alle carceri di Voltaggio dove aveva sede il comando tedesco. Qui, così come al capitano Odino, a ” William ” i tedeschi dedicarono particolari attenzioni. Prima gli venne promessa la vita e la libertà in cambio delle sue rivelazioni, ed al suo rifiuto si scatenarono le ire dei tedeschi. Più volte fu minacciato di morte con i fucili puntati contro il suo petto. Quindi si tentò di esaurirlo, di snervarlo con torture e percosse, ma ” William” dimostrò tali riserve di energia da far meravigliare anche i più superbi prussiani. Un’altra volta fu condotto davanti al plotone di esecuzione al quale chiese di esprimere l’ultimo suo desiderio: farsi una fumata di pipa ma l’ufficiale tedesco fece sospendere l’esecuzione. Il giorno 11 aprile fu tradotto con il comandante ed altri a Genova. Fecero fare loro tre giri intorno alla fontana di piazza De Ferrari e quindi li internarono a Marassi presso la 4ª Sezione S.S., ove si svolsero gli interrogatori di tutti. Ma Marassi non era abbastanza attrezzata per interrogare un ” ribelle ” quale il tenente ” William “: a lui fu riservata la Casa dello studente; per venticinque giorni sperimentò sulle carni i mezzi e i sistemi più crudeli, più bestialmente raffinati in fatto di torture: spogliato nudo, legato ai polsi, più volte appeso al muro e battuto a sangue, conobbe il tavolo di tortura, dove gli rovinarono il braccio destro. Gli chiesero notizie riguardanti i compagni, la dislocazione di altre formazioni, i nomi degli organizzatori e finanziatori delle stesse. ” William ” non parlò mai.
Finalmente il 5 maggio fu passato alla 3ª Sezione. I familiari poterono portargli viveri, medicinali e conversare con lui. Egli non rivelò ai congiunti le torture sofferte, furono invece loro stessi a chiedergli le cause dei lividi che gli deturpavano il volto, e perchè stentava a camminare, e non riusciva ad alzare le braccia, e non poteva stare diritto e doveva appoggiarsi al muro. Il magnifico giovanotto dal corpo di atleta era sparito. Così disse alla sorella: ” Il tempo che ho passato tra i patrioti è stato il più bello della mia vita. Sono contento di quello che ho fatto. Se potessi tornare indietro farei altrettanto, anzi di più, a costo di soffrire quello che già ho sofferto “. Fu graziato, gli si disse che sarebbe andato in Germania con i suoi diciotto compagni catturati alla ” Benedicta “. Erano però menzogne perché il 19 maggio 1944, in seguito all’attentato al cinema ” Odeon” di Genova, fu fucilato per rappresaglia al Passo del Turchino con i suoi compagni e con quaranta prigionieri politici che i tedeschi tenevano in ostaggio nelle carceri di Marassi.
Dopo alcuni giorni i famigliari di ” William ” e quelli degli altri fucilati al Passo del Turchino, blandamente ostacolati da un reparto di artiglieri e genieri tedeschi che presidiava la zona, incominciarono a scavare nella fossa melmosa e mal ricoperta, portando alla luce, poco alla volta, ancora legate tra di loro, le salme dei loro congiunti. Ed una notte il padre di ” William “, aiutato da alcuni partigiani, ritrovò la salma del figlio, che seppellì provvisoriamente nel bosco a pochi passi dalla grande fossa, dove dopo la Liberazione fu eretta una piccola stele sulla quale sta scritto: ” Ritrovata nella fossa del martirio la salma del tenente Isidoro Maria Pestarino (” William “), di nottetempo dal padre e da altri partigiani veniva furtivamente sottratta e qui deposta. Questa terra la custodì per tredici mesi. Ora infatti le spoglie mortali del comandante partigiano ” William ” riposano nel romitorio di Santa Maria di Vezzulla di Masone.
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
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