Caro presidente Toti, non c’è prima di tutto alcuna retorica nel celebrare la Liberazione.
Anpi (e tutte e tutti coloro che si riconoscono nei valori costituzionali) ricordano ogni 25 aprile la fine di un regime liberticida e violento che portò gli italiani in guerra. Essere accanto alla popolazione ucraina, come siamo e saremo anche promuovendo e sollecitando la solidarietà degli italiani, riconoscendo il diritto alla difesa degli aggrediti e condannando l’invasione russa, è una certezza ripetuta più volte in questi giorni del congresso nazionale Anpi a Riccione. Nessuna equidistanza, nessuna scusante: solo, come ha detto anche Papa Francesco, il no ad un’escalation militare e, invece, la richiesta di premere perché l’Europa, l’Onu, la diplomazia facciano ogni cosa per evitare l’innescarsi di un conflitto mondiale che potrebbe comportare anche il rischio nucleare.
Il resto, i sospetti, le accuse, sono solo una vergognosa strumentalizzazione da una parte politica che, invece, nella Russia sovranista e nazionalista di Putin ha avuto amicizie e sostegni.
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