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Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
Comitato Provinciale di Genova
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In questa cartina del ’39 c/a la linea rossa marca il percorso del rifugio antiaereo n.18 costruito per riparare la popolazione durante i bombardamenti; i due puntini rossi segnano il luogo dove erano posizionate due scale a chiocciola che raggiungevano la galleria chiamata di Granarolo, poi terminata nel 1962,  una linea diretta da Principe a Rivarolo che salta la stazione di Sampierdarena e che dopo l’8 settembre, dai racconti che ci sono stati tramandati dai nostri “vecchi”, è anche servita ai partigiani per entrare in città e svolgere azioni di guerriglia o di approvvigionamento viveri; le due scale a chiocciola venivano usate anche come riparo a chi , durante i bombardamenti aerei, non riusciva a raggiungere in tempo il rifugio n.18. Ora sono coperte dalla costruzione in cui ha sede L’ANPI e una palestra e dai giardini intitolati “21 marzo 1968”, il triste giorno in cui ebbe luogo la tragedia della frana che si abbattè sul civico 8 di Via Digione e che fece 19 morti.

Per altre interessantissime foto dell’interno del tunnel clicca qui


Brevi cenni biografici del Partigiano Mario CASSURINO “Saetta”
residente a Genova in via Digione 5/5

Mario Cassurino

Di anni 20, apprendista meccanico (di fu Giuseppe e fu Gilardi Angela) nato a Genova il 25.6.1924, alpino del Regio Esercito dall’agosto al settembre 1943, subito dopo l’8 settembre 1943, membro del Partito Comunista, partigiano della 3ª Brigata Liguria 1° Distaccamento (VI Zona Ligure-Piemontese) partecipa ad azioni in montagna, con puntate offensive nella città di Genova e dintorni. Dopo la dispersione della brigata, in seguito ai rastrellamenti dei tedeschi e fascisti dell’aprile ’44 per le capacità cospirative e di coraggio inquadrato nei G.A.P I° Squadra, partecipa alle azioni contro ufficiali fascisti e tedeschi, ai sabotaggi con distruzioni di ponti e di impianti, in Genova e delegazioni. Eliminazione del Ten. Motta in vico della Casana. Catturato la mattina del 20/7/1944 unitamente a Masnata Riccardo dalla Squadra Politica guidata dal Questore Veneziani, capo dell’Ufficio Politico, è tradotto nelle guardine della Questura.

Processato dopo le ore 1 del 29.7.44 per appartenenza a bande armate e soppressione di fascisti, condannato a morte, fucilato dopo le 4 dello stesso giorno da plotone di Brigate Nere al Forte di S. Giuliano (Genova) assieme a Balilla GRILLOTTI, Aleandro LONGHI (Bianchi), Giacinto RIZZOLIO (Nino), VILLA Goffredo (Franco Ezio).

La famiglia fu avvisata la stessa mattina dell’esecuzione da Padre Lamedosa recante l’ultima lettera di Saetta, in via riservata, precisando come era formato il plotone e il luogo, è scritta a matita copiativa come la lettera del Villa su carta fornita dallo stesso prete. Qui allegata la fotocopia dell’originale

Genova, 29 luglio 1944

Cara mamma e ratello,

dopo 9 giorni di cella è giunta l’ora, mi raccomando a Aldo che non faccia il bambino e che metta giudizio e se un giorno speriamo che ritorni Mino, salutalo molto da parte mia. Spero che mi perdonerai di quanto ti ho fatto soffrire; tralascio di scrivere perché il tempo stringe. Salutami tutti gli amici, la zia, la Emma e gli zii. Salutami anche Spina e la sua famiglia. Salutandovi vi mando un bacio a tutti. Vostro Mario


Com’era all’epoca e come si presenta oggi quello che rimane del Forte San Giuliano in Corso Italia, fu stabilita una prigione per gli antifascisti ed i partigiani e dove venivano condotti interrogatori ed inflitte torture. Il forte fu teatro anche di altri eccidi come la fucilazione di altri tre Partigiani il 18/12/1943: Walter Fillak, Renato Livraghi e Armando Maffei; il 03/03/1944 quella di Giacomo Buranello; il 23/05/1944 di Giovanni Battista Torre; il 16/12/1944 Luigi Mura