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Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
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Percorso Azzurro – Tappa 2

Piazza Raffaele Sopranis, nell’Istituto Galileo Galilei targa a ricordo degli ex allievi caduti
Ex fabbrica del Ghiaccio ora demolita adibita a deposito di derrate del Regio Esercito

2 – Piazza Raffaele Sopranis, nell’Istituto Galileo Galilei
targa a ricordo degli ex allievi caduti

Pietro Ferreira
“Pedro”
Medaglia d’Oro al valore Militare alla Memoria

Pietro Ferreira “Pedro”

Pietro Ferreira nacque a Genova il 3 agosto 1921. Abitava in corso Monte Grappa. Seguì gli studi prima all’Istituto don Bosco quindi all’Istituto Galilei dove si diplomò perito industriale.

Allo scoppio della guerra si arruolò volontario e fu assegnato alla Scuola Ufficiali di Moncalieri. Passato nell’ottobre 1941 all’Accademia Militare di Modena ne uscì con il grado di sottotenente di fanteria in S.P.E.. e partecipò alla guerra in Dalmazia col 25° Reggimento Fanteria della Divisione Bergamo.

Sorpreso dall’armistizio a Spalato, sfuggì ai tedeschi e raggiunse le Formazioni Partigiane nel Friuli Orientale. Rientrato a Genova entrò nelle file di Giustizia e Libertà. Spostatosi successivamente in Piemonte, entrò nella Resistenza nel Cuneese nelle Formazioni Giustizia e Libertà guidate da Tancredi “Duccio” Galimberti. Incaricato dal Comando di G.L. di organizzare le Formazioni in val di Lanzo, comandò prima un distaccamento, poi una brigata nella zona di Champercher e dall’estate del 1944 fu comandante della 7ª Divisione Giustizia e Libertà tra il Canavese e la Val d’Aosta. Arrestato una prima volta 1’8 agosto 1944, fu liberato grazie ad uno scambio di prigionieri.

Nei mesi successivi si incontrò più volte con il generale Raffaele Cadorna e redasse un progetto di statuto delle Forze della Resistenza.

È tumulato nel Campo dei Partigiani nel Cimitero di Staglieno.


La casa natale di Aldo Gastaldi “Bisagno”

Aldo Gastaldi
“Bisagno”
Medaglia d’Oro al valore Militare alla Memoria

Nato a Granarolo il 17 settembre 1921, primo di cinque figli. Nella foto a destra la casa natale.

Per un maggiore approfondimento sul “Primo Partigiano d’Italia” Aldo Bisagno vai al punto 8 del percorso rosa o clicca qui.


Giuseppe Malinverni
“Otto”

Giuseppe Malinverni “Otto”

Nato a Rivarolo l’8 aprile 1925, il 23 marzo 1945 venne prelevato dal carcere di Marassi e fucilato a Cravasco con altri 19 prigionieri.

Per un maggiore approfondimento sul partigiano “OTTO” vai al punto 11 del percorso rosso o clicca qui.


Luigi Andrea Martinetti
“Tom”

Luigi Andrea Martinetti “Tom”

Nato a Sampierdarena il 25 gennaio 1922 e ivi abitante in corso dei Colli oggi Corso L.A. Martinetti, il 29 settembre 1944 venne ucciso a tradimento da un individuo sospetto che era stato catturato dai partigiani in attesa di accertamenti.

Per un maggiore approfondimento sul partigiano “TOM” vai al punto 9 del percorso arancione o clicca qui.


Walter Ulanowsky
“Josef”

Walter Ulanowsky “Josef”

Nato a  Trieste  il 6 luglio 1923  da genitori polacchi trasferitisi a Genova Sampierdarena,  il  19 maggio 1944  venne fucilato nei pressi del Passo del Turchino con altri 58 Partigiani e prigionieri politici.

Per un maggiore approfondimento sul partigiano “JOSEF” vai al punto 2-3 del percorso arancione o clicca qui.


Sergio Piombelli
“Fiore”

Nato il 5 aprile 1926 a Rivarolo, nel 1940 la famiglia si trasferì a Sampierdarena-Campasso in via Pellegrini. Frequentò le scuole elementari e le medie a Rivarolo quindi l’Istituto Galilei dove superò il terzo anno di corso. La sua attività cospirativa aveva avuto inizio, prima isolatamente, poi presso la “TANA” (S.S. La Ciclistica Sampierdarena).

Sergio Piombelli “Fiore”

Il 12 giugno 1944, appena terminata la scuola, raggiunse le Formazioni Partigiane entrando a far parte della Brigata Berto, distaccamento Forca, diventandone vicecommissario. Innumerevoli le sue azioni al pari delle sofferenze, fra le più brillanti e pericolose, quella della rottura dell’accerchiamento, denominata nella Storia Partigiana, la Battaglia dell’agosto del 1944, all’azione del dicembre dello stesso anno su Rapallo contro la tirannide locale. L’11 febbraio 1945 per essere rimasto con pochi compagni (meno di 15) a protezione del proprio Comandante ferito “BISAGNO” venne con altri 7 compagni catturato a Lorsica (Cicagna) da una compagnia della tristemente famosa Monte Rosa ed imprigionato a Chiavari. Nobile fu il suo comportamento, fin dalla cattura; un suo compagno nascosto nelle vicinanze della sua cattura e non scovato dagli sgherri, fu salvato per il suo fermo e deciso comportamento benché minacciato di morte a rivelare il nascondiglio del compagno. Per controllare tale affermazione il salvato è PILONE Mario abitante a Sampierdarena, Via A. Pellegrini n. 17/21 sc. B. Nelle carceri sdegnò qualsiasi offerta di mettersi al servizio della fu Repubblica di Salò. Con i compagni di sventura venne additato al disprezzo dei Chiavaresi facendolo percorrere per le vie cittadine incatenato, per essere posto al confronto ed ai soprusi del dittatore di Chiavari (Spiotta). Coraggioso fu il suo comportamento; prelevato dalle carceri per l’estremo sacrificio, benché fosse fra i presenti uno dei più giovani, li esortava ad essere forti e non piangere perché a nulla sarebbe servito di fronte a tali malvagi. Durante il tragitto che li conduceva sul luogo dell’esecuzione, al sacrificio dell’Ideale cantarono ed agli sgherri che gli rammentavano che li portavano alla morte, rispondeva, che non si rammaricava perché ci sarebbe stato chi un giorno l’avrebbe vendicato. Per ricevere il battesimo che ancor non aveva avuto, dovette assistere ad un orrendo spettacolo, cinque dei suoi compagni caddero sotto il piombo fratricida ed attese il suo turno con fermezza e coraggio. Nobili furono le sue ultime parole per i suoi cari che adorava.

“Cara Mamma e Papà, muoio per voler bene all’Italia, perdonatemi per il male che vi ho fatto e beneditemi come io benedisco Voi. Tanti baci a Evelina, Mamma, Papà, nonni, nonne, zii e cugini il vostro per sempre “Sergio”.

Dalla commissione regionale Riconoscimento Qualifiche ed esame proposta Ricompense ai Partigiani LIGURIA, è stato proposto per ricompensa al Valor Militare. A riconoscimento gradi, gli è stato riconosciuto il grado di Sottotenente dal 1° Luglio 1944. La sua salma gloriosa riposa nel cimitero di Genova Rivarolo nella Cripta riunito ai suoi compagni di lotta e di ideale.  Il 2 marzo venne fucilato per rappresaglia con altri 9 nei pressi di Calvari (Bosco della Paraia). A certosa una strada porta il suo nome.

2a – Ex fabbrica del Ghiaccio ora demolita
adibita a deposito di derrate del Regio Esercito

La fabbrica del Ghiaccio in un ricordo di Bice, una adolescente di allora:

Addio fabbrica del ghiaccio (ex frigoriferi militari)
Quanti ricordi in quella fabbrica del ghiaccio!
Si andava a prendere l’acqua, dopo un bombardamento,
perché per prima cosa l’acqua la toglievano.
Si era nella 2 a Guerra Mondiale, c’era un viavai
Di camion militari che venivano a prelevare
pezzi di manzo, buoi e maiali per il rancio dei nostri soldati.
E noi avevamo tanta fame…tanta fame…
Sono della classe 1925, per questo ritorno ai miei pensieri.
Mi ritorna in mente che i carbonai e i gelatai venivano a prendere
le liste di ghiaccio con le cariole a una ruota e
sotto il peso del ghiaccio la ruota cigolava e dalle
finestre gli gridavamo “degghe dell’êuio”(dateci dell’olio)
tratto da “25 aprile 1945 LA LIBERTÀ – Il quartiere di San Teodoro ricorda”
di Giacomo Cotugno

Fabbrica del Ghiaccio. Da “LA PRODUZIONE DEL GHIACCIO NATURALE NEL GENOVESATO” di Italo Pucci:

“All’inizio del 900 il metodo Lindé permise la produzione artificiale del ghiaccio e fabbriche grandi e piccole s’installarono un po’ ovunque; a queste fabbriche si approvvigionavano i dettaglianti, generalmente i carbonai, e presso le loro botteghe il cittadino acquistava il ghiaccio che gli abbisognava. Durante il secondo periodo bellico la costruzione fu adibita a deposito di derrate del Regio Esercito. Nei tempi successivi all’ultimo conflitto si diffuse il frigorifero ed in poco tempo ogni famiglia ne installò uno nella propria casa, ciò permise la conservazione dei cibi ed il raffreddamento delle bibite senza necessità di ghiaccio. Ciò determinò il declino fino alla quasi completa scomparsa delle fabbriche del ghiaccio artificiale.”

Altri due momenti dell’area dell’ex Fabbrica del Ghiaccio